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Praticare il trekking apporta numerosi benefici, tra cui la riduzione dello stress e il benessere psicofisico, che oggi non è affatto scontato. L’escursionismo è una forma valida di attività fisica e, se lo si fa in compagnia, anche sociale. Tuttavia, il principale motivo che spinge a percorrere i sentieri nei boschi è il desiderio di riconnettersi con la natura. Camminare tra gli alberi, immersi nella vegetazione e lontani dal trambusto della città, può trasformarsi in un’esperienza affascinante, non solo per la bellezza del paesaggio, ma anche per le storie che le tracce degli animali hanno da raccontare. Chi sa riconoscere questi segni può ottenere indizi preziosi sulla vita segreta degli abitanti del bosco, dai mammiferi agli uccelli.

In questo articolo scopriremo le tracce più comuni che possiamo trovare lungo un sentiero, lasciate dai grandi mammiferi che vivono nei nostri boschi.

Ci soffermeremo sulle impronte, segno inequivocabile del passaggio di animali.

Il substrato

Se il substrato è sufficientemente morbido, è facile che, in una zona frequentata da animali selvatici, vi siano impronte ben visibili. Un substrato con fango o neve fresca o sabbia è l’ideale per osservare le impronte, poiché la sua consistenza morbida permette di catturare dettagli più precisi delle tracce.

Impariamo a distinguere le impronte dei mammiferi che vivono in Italia, grazie a delle illustrazioni disegnate a mano che mettono in evidenza i tratti più distintivi lasciati dal passo.

Il lupo

L’impronta del lupo (Canis lupus italicus)

L’impronta del lupo non è facilmente distinguibile da quella di un cane di taglia simile. In linea di massima presenta cuscinetti plantari lunghi e spesso con unghie visibili. Un tratto distintivo del lupo è la sua andatura: il passo lascia una pista lineare, poiché i lupi tendono a posizionare le zampe posteriori esattamente sulle orme lasciate dalle zampe anteriori.

Il cinghiale

L’impronta del cinghiale (Sus scrofa)

Il cinghiale, come tutti gli ungulati, ha sviluppato un cammino sulla punta delle dita, usando le unghie come zoccoli. Ma se nelle impronte di cervi e caprioli si trovano impresse solo le unghie del terzo e del quarto dito, in quelle del cinghiale sono visibili anche le unghie del secondo e del quinto dito. Questi due elementi, molto più piccoli e situati lateralmente, vengono chiamati speroni e si trovano in posizione posteriore rispetto all’impronta principale.

La volpe

L’impronta della volpe (Vulpes vulpes)

L’impronta della volpe è simile a quella del lupo e del cane domestico, ma le dita appaiono più separate tra loro. Molto spesso si vedono tutte le quattro unghie che sporgono dalle dita.

Cervo, daino e capriolo

Il confronto tra le impronte del cervo, del daino e del capriolo (Cervus elaphus – Dama dama – Capreolus capreolus)

Le impronte di questi tre ungulati che vivono in Italia sono facilmente distinguibili soltanto a un occhio esperto. Le impronte di capriolo hanno dimensioni decisamente più piccole.

I cuscinetti digitali (aree morbide e carnose situate sotto le dita) sono spesso visibili nelle impronte lasciate nel fango, nella neve o nella sabbia e sono particolarmente utili per identificare le specie animali. Il capriolo ha i cuscinetti digitali allungati; nel cervo ricoprono 1/3 circa della lunghezza dello zoccolo; nei daini ne ricoprono 1/2.

L’orso bruno

L’impronta dell’orso bruno (Ursus arctos)

Gli orsi sono plantigradi, vale a dire animali che, durante la camminata, appoggiano completamente l’intera pianta del piede a terra, incluse le dita, i cuscinetti digitali e il tallone. Nell’illustrazione, una impronta di zampa anteriore.

Il tasso

L’impronta del tasso (Meles meles)

Anche il tasso, come l’orso, è un animale plantigrado, infatti le loro impronte si somigliano molto (dimensioni escluse ovviamente!).

Questa era una breve guida su come riconoscere le impronte più comuni che possiamo incontrare lungo un’escursione. Se l’articolo ti è piaciuto lascia una recensione qui in basso e seguici sui social per non perderti i prossimi contenuti.

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orniinfo

Ciao visitatore, mi chiamo Michele e sono il fondatore di orniinfo.com. Sono un "Millenials" e studente universitario. La mia passione per l'ornitologia nasce a 20 anni, quando ho iniziato a prendermi cura del canarino di mio padre. Ho studiato su molti libri sull'ornitologia e l'esperienza acquisita fa sì che riesca a dare molti consigli a allevatori e birdwatchers, soprattutto a chi è alle prime armi.

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