I nostri canali
Negli ultimi anni la popolazione italiana di cinghiali – sus scrofa – è in netto aumento e le cause di questo rapido incremento sono molteplici.
L’accrescimento della popolazione di cinghiali causa l’espansione dell’areale di questo grande mammifero e il veloce adattamento a nuovi habitat. A chi non è capitato di vedere un video sui social in cui dei cinghiali si aggirano per il centro di Roma…
Pensa che è stato inserito dal gruppo ISSG (Invasive Species Specialist Group) tra le “100 peggiori specie aliene invasive” nel Global Invasive Species Database.
Prima di scoprire qual è il ruolo ecologico di questo ungulato e quali sono gli effetti positivi e negativi della sua rapida diffusione, vediamo brevemente la sua biologia.
La biologia del cinghiale: distribuzione e abitudini
Il cinghiale è un grande mammifero artiodattilo non ruminante che vive in gran parte dell’Europa, del Nord Africa, del Medio Oriente, della Penisola Indiana, dell’Asia sud-orientale, della Cina orientale e dell’Indonesia. È stato immesso per scopi venatori anche nel continente americano e in Australia.
Che vuol dire artiodattilo? E in che senso non-ruminante?
Gli artiodattili sono mammiferi di dimensioni medie o grandi con arti provvisti di quattro dita, in quanto il primo dito è rudimentale o assente. Il terzo e il quarto dito sono rivestiti da due unghioni distinti, mentre il secondo e il quinto sono rivolti all’indietro e non toccano il suolo.
Il cinghiale non è un ruminante. Lo stomaco dei ruminanti è composto, diviso in quattro cavità in cui la digestione segue un particolare processo, detto ruminazione. In pratica ospitando alcuni batteri, questi erbivori sono in grado di digerire più facilmente la cellulosa. Sono ruminanti i cervi, i caprioli, i bovini, gli ovini e molti altri erbivori.
Alimentazione
Il cinghiale è onnivoro, si ciba soprattutto di vegetali. Ama le ghiande, le castagne, i tuberi e le radici. Mangia frutta, piccoli Invertebrati, piccoli anfibi e rettili, e anche la carogne di altri mammiferi.
Riproduzione
Generalmente gli accoppiamenti avvengono tra novembre e gennaio, anche se non mancano segnalazioni di accoppiamenti in tutto il resto dell’anno. La femmina partorisce da 3-4 fino a 12 piccoli nella fitta boscaglia.
Habitat
Frequenta una vasta varietà di habitat. Preferisce i boschi misti di latifoglie in prossimità di pascoli e cespuglieti. Non disdegna le zone antropizzate.
Attivo dal crepuscolo, concentra le sue attività di notte, mentre nelle ore diurne si rifugia nel fitto sottobosco. Mentre le femmine vivono con i piccoli in gruppo, i maschi conducono una vita solitaria fino alla stagione riproduttiva, quando raggiungono le femmine per riprodursi.
Il ruolo ecologico
Come abbiamo visto il cinghiale è onnivoro, ma ama soprattutto piante e frutti. Svolge un ruolo chiave nella dispersione dei semi che rilascia nelle feci.
Attraverso la sua attività di scavo del terreno (“rooting“) influenza la composizione e la struttura del suolo, quindi la crescita della vegetazione. Con il muso e le zanne, il cinghiale smuove il suolo con forza, scavando fino a 30 centimetri di profondità, in cerca di radici, tuberi, bulbi e anche lombrichi. Gli effetti del rooting sul suolo sono molti, tra cui:
- Perdita della fitomassa vegetale
- Perdita di compattezza
- Erosione
- Evaporazione dell’acqua
- Alterazione dei nutrienti
- Alterazione composti azotati
- Rimescolamento orizzonti del suolo
(https://www.researchgate.net/publication/291957871_Il_Cinghiale_e_la_Biodiversita)
Secondo uno studio realizzato in Argentina nel 2013, il rooting dei cinghiali favorisce non solo la crescita di specie vegetali pioniere native, ma anche quella di piante pioniere esotiche e invasive.
In Italia il cinghiale rappresenta la preda principale del lupo. Questo grande carnivoro italiano sta lentamente ripopolando tutta la penisola e ciò anche grazie all’abbondanza di prede, quali appunto i cinghiali.
Un animale opportunista
Il cinghiale è un animale opportunista, ossia si adatta facilmente a condizioni di vita anche estreme. Cosa comporta questo suo aspetto? In mancanza di vegetazione da consumare, questo ungulato è in grado di cibarsi di uova e anche di carcasse animali in decomposizione. Se il consumo di carcasse ha un valore positivo in ecologia, poiché contribuisce al mantenimento di fragili equilibri ecologici, la predazione di uova di uccelli può rappresentare un serio problema. Uno studio italiano condotto dal CNR in collaborazione delle università di Siena, statale di Milano e St. Andrews, ha dimostrato che il massimo predatore di uova di uccelli che nidificano a terra è il cinghiale (36%). Con l’aumento della popolazione di cinghiale, le specie dell’avifauna che nidificano a terra rischiano di ridurre notevolmente la propria popolazione.
Le cause della crescita esponenziale della popolazione in Italia
Alcune stime ci dicono che intorno al 2000 in Italia vivevano 500 mila esemplari di cinghiale. Oggi siamo vicini ai 2 milioni. Dal 2015 al 2021 nel nostro paese i danni all’agricoltura causati dall’ungulato si stimano di circa 120 milioni di euro. Sono migliaia ogni anno gli incidenti stradali che coinvolgono un mezzo e un cinghiale e di questi circa 200 causano morti o feriti.
Ma quali sono le cause di questa crescita demografica così rapida?
Le cause sono svariate, tra le più impattanti troviamo:
- Immissione in natura dalla cattività per scopi venatori
- Mancanza di predatori naturali
- Abbandono da parte dell’uomo delle aree rurali e montane dopo la II Guerra mondiale
- Regolamentazione della caccia, che fino a pochi anni fa non poneva limiti
- Persone che per vari scopi li alimentano in maniera volontaria
In sintesi, la crescita della popolazione di cinghiali in Italia è un fenomeno complesso che ha molteplici cause e conseguenze. Da un lato, questa espansione rappresenta un successo ecologico, indicando un ambiente in cui i cinghiali possono prosperare. Dall’altro, comporta sfide significative per l’agricoltura, la sicurezza stradale e la gestione del territorio.
Affrontare queste sfide richiede un approccio integrato che coinvolga la collaborazione tra autorità locali, agricoltori, cacciatori e ricercatori. È essenziale sviluppare strategie di gestione sostenibili che bilancino la conservazione della specie con la mitigazione degli impatti negativi. Misure come il controllo delle nascite, la gestione dei rifiuti e l’educazione pubblica possono contribuire a trovare un equilibrio tra la presenza dei cinghiali e le esigenze umane.
Guardando al futuro, è fondamentale continuare a monitorare le popolazioni di cinghiali e adattare le strategie di gestione in base ai dati scientifici disponibili. Solo attraverso un approccio responsabile e collaborativo potremo garantire la coesistenza armoniosa tra l’uomo e la fauna selvatica, preservando al contempo l’equilibrio degli ecosistemi italiani.
- Come riconoscere le impronte degli animali del bosco
- Cosa seminare nell’orto nel mese di agosto
- I pipistrelli sono creature da proteggere ad ogni costo
- Il Napoli in ritiro a Castel Di Sangro: cosa fare se sei un escursionista o un naturalista
- Il succiacapre è un uccello davvero misterioso
0 Comments