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Nell’opera Naturalis Historia, Plinio il Vecchio lo descrive così: «Ugualmente varia è l’indole degli uccelli, soprattutto in relazione al cibo. Sono chiamati succiacapre uccelli dall’aspetto di un merlo abbastanza grande, predatori notturni; durante il giorno sono privi di vista. Entrano nottetempo negli ovili dei pastori e volando si attaccano alle mammelle delle capre per succhiarne il latte. Dopo questa violenza la mammella si secca e le capre, che sono state munte in questo modo, diventano cieche».
Beh, in effetti Plinio descrive in maniera corretta le sue dimensioni – quelle di un merlo – e le sue abitudini notturne. Ma di certo il succiacapre – Caprimulgus europaeus – non ha mai nemmeno assaggiato il latte e nessuna capra è divenuta cieca a causa sua. I succiacapre sono insettivori, mangiano soprattutto falene, zanzare, moscerini ed altri insetti che catturano in volo. In effetti, gli insetti abbondano nei pressi degli allevamenti, dove trovano un habitat ideale e risorse illimitate; da qui la leggenda di Plinio.
I succiacapre sono i rondoni notturni
I succiacapre possono essere definiti dei “rondoni” notturni. I rondoni (famiglia Apodidae) e i succiacapre (famiglia Caprimulgidae) sono uccelli appartenenti a due famiglie diverse, ma presentano alcune caratteristiche comuni dovute principalmente alla loro convergenza evolutiva, ovvero l’adattamento a nicchie ecologiche simili. Entrambe le specie sono insettivore, predano gli insetti durante il loro volo agile e prolungato; hanno ali lunghe e strette, che conferiscono loro grande manovrabilità e resistenza nel volo. Le due specie passano l’inverno in Africa per poi tornare in Italia in primavera.
Il succiacapre in Italia
L’areale riproduttivo in Italia include tutta la penisola e le isole maggiori, ma la specie risulta completamente assente dai rilievi montuosi più elevati, dalla Pianura Padana orientale e dalle regioni meridionali prive di copertura arborea.
Frequenta i boschi sia di latifoglie che di conifere, intervallati da radure e confinanti con zone coltivate e prati.
Il verso del succiacapre è uno dei suoi tratti distintivi più caratteristici. Durante la stagione riproduttiva, i maschi emettono un canto notturno continuo che può essere udito soprattutto al crepuscolo e durante la notte. È un trillo continuo e monotono, simile a un ronzio o a un cigolio, che può durare anche per diversi minuti.
È un maestro del mimetismo. Questo adattamento è fondamentale per la sua sopravvivenza, dato che trascorre gran parte del giorno a riposare al suolo o su rami bassi, dove è vulnerabile ai predatori. Il piumaggio del succiacapre è estremamente mimetico, con tonalità che variano dal marrone al grigio, spesso con striature e macchie che ricordano le foglie secche, la corteccia degli alberi o il terreno. Questo permette all’uccello di fondersi perfettamente con l’ambiente circostante. Quando è posato al suolo o su un ramo, rimane perfettamente immobile, aumentando l’efficacia del suo mimetismo. Questa posizione immobile lo rende difficile da individuare anche a distanza ravvicinata.
E tu hai mai avuto la fortuna di incontrarne uno?
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